ESPERIENZE TRAUMATICHE LEGATE AL PARTO: IL DISTURBO POST-TRAUMATICO DA STRESS PERINATALE
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Dott.ssa Paola Frasson 

“É passato quasi un anno da quando ho partorito mio figlio Giulio. La gravidanza è filata liscia, non ci sono stati problemi. Il parto invece è stato disastroso, un’esperienza terrificante e traumatica. Mi sento come se l'ostetrica e il medico non si siano presi abbastanza cura di me e che non abbiano fatto assolutamente nulla per evitarmi traumi e conseguenze. Ho subito anche un'episiotomia che mi ha sconvolto, me l’hanno fatta contro la mia volontà. Non riesco ancora ad avere rapporti con mio marito per il dolore e per la paura di una nuova gravidanza. Ho difficoltà a raccontare la mia esperienza ed evito persino di passare di fronte all’ospedale dove ho messo al mondo mio figlio. Di notte continuo ad avere incubi riguardanti il parto e mi sveglio di soprassalto con il cuore in tumulto. Faccio fatica a concentrarmi, a ricordare qualsiasi cosa. E per un nonnulla scatto e mi arrabbio. Non mi sento una madre adeguata, ho sempre la sensazione di non dare abbastanza al mio bambino e di perdere tempo a pensare al parto, quando milioni di donne ci sono passate e pure in situazioni più difficili e ne sono uscite a testa alta, più forti di prima. Mi sento in colpa di avere tutto e di essere così infelice. Perché mi succede questo? Un giorno riuscirò a dimenticare tutto?”  

L’evento del parto, nonostante sia desiderato ed atteso, è e rimane uno degli eventi più stressanti nella vita di una donna. È un momento in cui vita e morte si avvicinano, si sfiorano e a volte anche si toccano. È un momento in cui il dolore intenso può portare la donna a vivere sensazioni estreme di perdita di controllo ed impotenza durante il travaglio, di paura della morte o di danni per sé o per il bambino. Inoltre, se il personale sanitario si occupa esclusivamente dell’assistenza tecnica all’evento biologico parto, non favorendo un approccio rassicurante, non rispettando la soggettività dei protagonisti e trascurandone gli aspetti emotivi, la donna si sentirà invisibile agli occhi del personale ospedaliero, senza controllo sul proprio corpo e sulle decisioni da prendere, non trattata con umanità in un momento così delicato della propria vita. Da quanto detto risulta evidente il motivo per cui il parto possa essere annoverato tra gli “stressor” capaci di determinare un disturbo post traumatico da stress (Post Traumatic Stress Disorder PTSD). 

Inizialmente si riteneva che esiti post-traumatici potessero presentarsi esclusivamente in relazione a parti difficili (morte del bambino, nascita prematura, gravi complicanze con la necessità di cure intensive). Ad oggi, invece, gli studiosi concordano nel ritenere il parto un’esperienza stressante e traumatica in sé e anche in situazioni di parto fisiologico con gravidanza a termine e assenza di problemi di salute per il neonato e per la madre, le neo-mamme possono sviluppare il disturbo post-traumatico da stress perinatale vero e proprio (PTSD) o sintomi sotto-soglia. 

Per quanto riguarda l’incidenza del PTSD successivo al parto, gli studi di tipo quantitativo mostrano risultati dall’andamento concordante. Del totale di campioni esaminati circa un terzo delle donne valuta l’esperienza di mettere al mondo un figlio come traumatica, tra l’1% e il 10% riporta sintomatologia parziale non configurabile come PTSD, una percentuale più bassa compresa tra 1 e 3% presenta 6 mesi dopo il parto un PTSD vero e proprio. 

I sintomi caratteristici del PTSD Perinatale sono: 

1 Risperimentazione dell’evento traumatico, attraverso ricordi, sogni angoscianti, incubi notturni, flashback dal carattere intrusivo e ricorrente; 

2 Evitamento attivo di tutte le situazioni che rievocano l’evento traumatico; 

3 Sintomi persistenti di irritabilità generale ed aumentato arousal, con la presenza di alterazioni del sonno, irritabilità e scoppi improvvisi di collera, difficoltà di concentrazione, ipervigilanza ed esagerate risposte di allarme.

Tale sintomatologia può insorgere sia nei giorni immediatamente successivi al parto sia diversi mesi dopo. 

I sintomi più caratteristici del PTSD sono le strategie di evitamento che si sviluppano dopo il parto. 

E’ stato osservato come la valenza traumatica del parto possa portare le donne ad evitare gravidanze successive, mediante l’astensione dai rapporti sessuali o, nei casi più estremi, attraverso il ricorso tempestivo ad aborti volontari. Un altro esempio di condotta di evitamento è rappresentato dalla volontà delle donne di evitare il dolore del parto vaginale, decidendo, già all’inizio delle gravidanze successive, di sottoporsi a parti cesarei programmati. Infatti numerosi studi dimostrano che una certa percentuale di donne che richiedono volontariamente il cesareo è passata per una precedente esperienza di travaglio caratterizzata da senso di inefficacia nei confronti della gestione del dolore, da sentimenti di estrema impotenza e di perdita del controllo sul proprio corpo. Anche il ricordo della paura di morire o di perdere il bambino, sperimentata dalle donne durante esperienze di travaglio prolungato o parti difficili, incide in modo significativo sia sulle strategie di evitamento di gravidanze successive che sulla volontà di ricorrere a parti cesarei programmati. È importante sottolineare come l’intensità di tali paure sia strettamente connessa alla sensazione di non essere state sufficientemente supportate durante il travaglio dal partner o dall’equipe medica.    

Riguardo ai sintomi della categoria irritabilità generale ed aumento dell’arousal, le donne che hanno vissuto il parto con significati traumatici possono riferire di sentirsi distaccate dagli altri e di provare un senso di estraneità nei confronti di altri significativi (bambino o partner). L’affettività può presentarsi ridotta così come l’interesse per le attività significative. Infine l’iperattivazione del sistema di vigilanza le rende più ansiose, in allarme e facilmente irritabili. 

Alla luce di quanto detto, appare evidente come il PTSD Perinatale sia un notevole fattore di rischio per l’evoluzione delle funzioni materne, in grado di compromettere significativamente la qualità degli scambi affettivi madre-bambino. Diventa quindi di fondamentale importanza richiedere aiuto in maniera tempestiva.

Presso il Centro Clinico Mandorlo Bianco il percorso psicoterapeutico che accompagna una persona ad un nuovo equilibrio dopo un trauma da parto si avvale dell’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR), una metodica psicoterapeutica considerata dalla ricerca scientifica internazionale la modalità d’elezione di un trauma psicologico. Lavorare sul trauma da parto con l’EMDR significa per una neo-mamma passare dalla presenza di ostacoli rispetto all’accudimento del proprio bambino al potenziamento delle risorse. L’EMDR infatti facilita i processi di sintonizzazione affettiva e favorisce l’instaurarsi di un legame di attaccamento madre-bambino, depotenziando gli effetti del trauma da parto. Infine contribuisce al processo di recupero di un senso di sicurezza rispetto al pericolo e di elaborazione del senso di impotenza e di inadeguatezza della neo-mamma. 

Dott.ssa Paola Frasson